Controversie civili e mediazione

    Se il proprietario unico amministra le spese comuni

    GP

    Un unico proprietario di un palazzo, in cui risiede, concede in locazione tutte le restanti unità, che sono destinate ad attività professionali. Non è costituito un condominio e non sono indette assemblee. Il proprietario-locatore amministra anche le spese comuni, rendendone conto ai vari conduttori con un foglio consuntivo del riparto, in cui risultano anche le deduzioni degli acconti. Il proprietario non si è accorto che nel 2023 il servizio di fornitura gas per riscaldamento, fino a quel momento tariffato a 0,40 euro a metro cubo, è aumentato, in base a un nuovo contratto, a 2,40 euro, ossia a sei volte il prezzo quotato di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). Ora egli chiede ai conduttori di integrare i versamenti periodici, salvo conguaglio. I conduttori hanno indetto un'assemblea ex articolo 10, comma 3, della legge 392/1978, invitando il proprietario a rendere conto circa le condizioni contrattuali così evidentemente sfavorevoli; egli, oltre a non confrontarsi, ha proibito ogni assemblea dei conduttori, ritenendosi esonerato da ogni personale responsabilità e disconoscendo loro ogni diritto di intervento. È legittimo il comportamento del proprietario-locatore? Sussiste un obbligo di diligenza, e, nel caso, a quali azioni potrebbero ricorrere i conduttori?