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357 quesiti trovati
Edilizia e Urbanistica
Ho intenzione di costruire un'abitazione singola, su un terreno di mia proprietà, nel cui seminterrato sarà realizzata un'autorimessa e vorrei fruire della detrazione prevista per la costruzione del box auto. Ho visto che per riconoscere tale agevolazione l'agenzia delle Entrate chiede espressamente - tra i documenti da produrre - la concessione edilizia da cui risulti il vincolo di pertinenzialità del box con l'abitazione. L'Ufficio tecnico del Comune però non vuole riportare tale dicitura sulla concessione edilizia perchè, sostiene, la deve scrivere il notaio. Nella circolare 7/E/2018 di parla di trascrizione del notaio solo in caso di vendita del box, mentre nel caso di nuova costruzione, come nel mio caso, si parla solo di trascrizione nella concessione edilizia. Volevo pertanto chiedere come risolvere la questione visto che l’Ufficio tecnico del Comune si rifiuta di riportare quanto richiesto dall’agenzia delle Entrate. Devo chiedere tale documento al notaio?
In un'area urbana - sita in Lombardia e sottoposta dal Comune a vincolo paesaggistico - un proprietario ha da tempo intrapreso lavori di ristrutturazione, sia interni che esterni, sul proprio immobile, senza alcuna preventiva autorizzazione da parte del Comune e in totale contrasto con i vincoli di cui sopra. Un dirigente dell'area tecnica del Comune - informato dei fatti anche mediante esposizione di documentazione fotografica - ha promesso drastici e tempestivi provvedimenti, che però dopo circa un anno nessuno ha ancora visto. Come si può agire a tutela dell'integrità paesaggistica dell'area, in caso di inerzia persistente da parte del Comune?
Sono proprietario di un terreno per il quale è stata approvata una lottizzazione edilizia con destinazione commerciale, direzionale e residenziale. Solo per il residenziale il Prg (piano regolatore generale) pone un vincolo massimo del 15% della cubatura realizzabile. vorrei sapere se e come posso incrementare la percentuale di residenziale e cioè qual è la procedura da intraprendere con l' amministrazione comunale.
Vorrei sapere se esistono limitazioni relativamente alle categorie di locali che possono essere realizzate all'interno delle verande, ammettendo che queste siano regolari. In altre parole, non è raro vedere cucine o servizi igienici realizzati in verande ricavate chiudendo volumi in terrazzi o balconi. Ammesso che tali locali rispettino quanto prescritto dai regolamenti edilizi locali (in termini di dimensioni, altezze, illuminazione e ventilazione), possono regolarmente essere realizzati nelle verande? I locali con accesso a balconi verandati (e nessun'altra superficie finestrata apribile) beneficiano delle superfici illuminanti e ventilanti della veranda oppure risultano privi di superfici finestrate apribili? Ad esempio, un locale destinato a camera da letto con accesso a un balcone mantiene la regolarità (e la classificazione A/1) in presenza di balcone verandato e parzialmente occupato da un bagno?
Un condominio, situato in un centro storico, ha intenzione di procedere al rifacimento delle facciate. Il funzionario dell'ufficio paesaggistico del Comune ha preannunciato l'obbligo di replicare esattamente, non solo per tonalità cromatiche ma anche per tipologia di lavorazione e materiali da utilizzare, quanto fatto pochi anni prima per un palazzo adiacente. Si tratta di costose facciate ventilate con finitura in alluminio, che hanno fruito di detrazioni fiscali molto più elevate di quelle attuali, nonché dello sconto in fattura contro cessione del credito, che ora non è più possibile. L'ammontare dei lavori da eseguire a carico dei condòmini risulterebbe quindi sproporzionato rispetto al valore degli appartamenti, tutti di tipo economico. La pretesa del Comune appare legittima oppure essa dovrebbe, per esempio, limitarsi a indicazioni di carattere cromatico?
Vorrei sapere se è consentito accedere alla sanatoria prevista dal decreto Salva casa (Dl 69/2024) per il frazionamento, realizzato senza titolo, di un unico locale parcheggio in più box auto, in assenza di incrementi di superfici e volumi.
Nell'aprile 2024, a seguito del decesso dell'usufruttuario, sono entrato nel pieno possesso di un appartamento, del quale ero nudo proprietario dal 2012. L'appartamento fa parte di un condominio costruito agli inizi degli anni Sessanta. Nel 1972 è stata realizzata una parete in muratura che ha diviso in due una stanza, senza però apportare alcuna modifica agli impianti interni e alle finestre. Tale situazione è da considerare un abuso edilizio? Il decreto Salva casa (Dl 69/2024) può essere utile per regolarizzare la situazione?
Per un condominio ex Istituto autonomo case popolari, costruito nel 1964 in base a licenza edilizia, in Comune risultano depositate, oltre alla licenza citata, solo le piante tipo relative alle parti comuni e agli appartamenti. In assenza di altre planimetrie redatte durante i lavori, la conformità urbanistica dei vari appartamenti può essere attestata sulla base della completa documentazione catastale di primo impianto?
Ho presentato una Scia (segnalazione certificata di inizio attività), in variante per riduzione volumetrica, che si è resa necessaria per sopraggiunti problemi economici del proprietario, il quale non ha potuto realizzare l’intero fabbricato. Con la variante non è stata apportata alcuna modifica alla destinazione d’uso e alla categoria edilizia dell'edificio, né è stata violata alcuna prescrizione contenuta nel titolo abilitativo originario. L’unica variazione apportata è stata la riduzione volumetrica. L’edificio, inoltre, non è sottoposto ad alcun vincolo. Ho ritenuto che tale casistica rientrasse in quella prevista dall'articolo 22, comma 2, del Dpr 380/2001, in base al quale sono realizzabili mediante Scia «le varianti a permessi di costruire che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, che non modificano la destinazione d'uso e la categoria edilizia, non alterano la sagoma dell'edificio qualora sottoposto a vincolo ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, e non violano le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire». Chiedo all'esperto se, nel caso in questione, visto che si tratta di una riduzione - e non di un incremento - di volume, è corretto presentare la Scia.
La mia abitazione principale, categoria A2, classe 5, si sviluppa su tre piani di cui il piano terra è costituito da un ampio locale che ha un soffitto alto circa 2,45 metri. Sulla planimetria dell'appartamento tale locale è indicato come "magazzino" e attualmente viene utilizzato come ingresso e tavernetta. In base al decreto Salvacasa, è possibile trasformare il "magazzino" in camera, in modo da poterlo utilizzare a tutti gli effetti con locale in cui è prevista la permanenza di persone, anche in vista di una eventuale futura vendita?
Una unità immobiliare rurale di 22 metri quadrati, censita in catasto nella categoria F/2 (collabente) e situata in centro abitato (Zona B), può essere trasformata in alloggio monolocale, beneficiando delle agevolazioni contenute nel decreto "Salva casa" (Dl 69/2024), che ha modificato l'articolo 24 del Dpr 380/2001, consentendo il cambio di categoria di immobili con dimensioni non inferiori a 20 metri quadrati?
Nel 2020 è stato realizzato un immobile composto da un piano fuori terra, in zona B, con destinazione d'uso A/10 (ufficio privato). Viste le diverse esigenze ora sopraggiunte, e considerato il Dl 69/2024, è possibile procedere alla variazione d'uso da ufficio a immobile residenziale?
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